Dalla parte del suolo by Paolo Pileri

Dalla parte del suolo by Paolo Pileri

autore:Paolo Pileri [Pileri, Paolo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: i Robinson / Letture
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2024-09-15T00:00:00+00:00


Suoli bruciati vivi

Secondo il Global Wildfire Information System (GWIS), ogni anno nel mondo vanno in fiamme 448 milioni di ettari di cui 1,4 milioni in Europa (Vieira, 2023). In Italia, nella sola estate 2023, dal 15 giugno al 15 settembre (la stagione degli incendi), sono andati in fumo quasi 75.000 ettari di territorio, di cui poco meno di 30.000 erano terreni agricoli e quasi 11.000 erano ecosistemi forestali (ISPRA-CSA, 2023): porzioni di macchia mediterranea e boschi di leccio (65%) e superfici ricoperte da boschi e rimboschimenti di conifere (20%). Quasi il 48% degli ecosistemi forestali colpiti da incendio nel 2023 era all’interno di aree naturali protette. Gli incendi sono devastanti sotto il profilo ecologico e ambientale anche per i suoli: sparisce la vegetazione che li alimenta e li trattiene ben saldi; aumenta l’impermeabilità; si alterano le caratteristiche che influenzano la stabilità dei suoli. Dopo cinque anni da un incendio la metà delle aree non presenta segni di ripresa ecologica autonoma (Vieira, 2023). Dobbiamo immaginare che ogni incendio in aree naturali o seminaturali agisce un po’ come il fuoco in un braciere. Brucia un mix tra legna e strati superficiali di terra formati da lettiera e suolo stesso. A combustione terminata, quel che rimane è un ammasso di cenere, leggera e impermeabile, e dunque più facilmente asportabile dal vento o dall’acqua piovana, rispetto alla superficie del suolo pre-incendio. Se poi l’incendio è in aree di versante, gli effetti erosivi sono più acuti e immediati. Per questo, le istituzioni pubbliche preposte al ripristino delle aree incendiate dovrebbero correre a intervenire per evitare la perdita dei suoli bruciati: operando lungo tre modalità: i) disseminare dall’alto qualcosa che fa da copertura ai suoli combusti (paglie, residui delle colture cerealicole, pezzetti di legna triturati a mo’ di pacciamature, fibre vegetali, semi e perfino fertilizzanti di sintesi, purtroppo); ii) costruire barriere per fermare i flussi detritici lungo i pendii (piccole gradonate in legno, tronchi o parallelepipedi di paglia che fanno da mini-terrazzamenti, tubi riempiti di paglia, etc.); iii) provvedere a semine vegetali. Al di là dell’efficacia dell’una o dell’altra soluzione, ognuna di queste ha un costo che oscilla tra i 2 e i 12.000 euro per ettaro con punte da 40.000 euro/ettaro nel caso delle barriere (Girona-García, 2023). A questo punto il conto è presto fatto. Per evitare che al danno (incendio con la sua perdita di ecosistemi ed emissioni di grandi quantità di gas climalteranti) si aggiunga danno (erosione dei suoli), occorrerebbe investire in Italia tra i 150 e i 900 milioni di euro all’anno (riferendoci ai dati del 2023). Una cifra da capogiro alla quale va aggiunta la spesa di prevenzione e di formazione culturale nelle scuole e nelle amministrazioni pubbliche. Soldi che bisognerebbe spendere immediatamente e pure preventivamente, senza aspettare le approvazioni dei bilanci locali, la giostra delle competenze, la burocrazia, i tempi degli appalti e così via, altrimenti possiamo dire addio ai suoli e alla ripresa dell’ecosistema.



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